Il Natale, per molti, è sinonimo di casa, di focolare domestico, di un’intimità protetta dal mondo esterno. Sabina Vuolo, con il suo saggio Natale in condominio, ha l’originalità e la sensibilità di ricordarci che la vera magia di questa festa non si esaurisce dietro la porta di casa ma germoglia e fiorisce proprio nella prossimità, nel luogo spesso dimenticato o visto con sospetto: il condominio.
Natale in condominio è un inno alla solidarietà che nasce dai piccoli gesti. L’autrice trasforma la cornice fisica del palazzo, di solito simbolo di coesistenza forzata, in un luogo di umanità e condivisione. È qui che la nostalgia e le mancanze, amplificate dall’intensità emotiva del Natale, non sprofondano nell’isolamento ma dovrebbero trovare un’eco nell’altro, trasformandosi in una preziosa e inattesa empatia.
In questa direzione l’autrice ci spinge a una profonda riflessione sulla natura della comunità e dell’identità:
“Riscoprire ciò che siamo attraverso la comprensione di chi abbiamo di fronte, cominciando da noi stessi, guardando dapprima in casa nostra e così, di ragione, intersecandoci con amore in quel microcosmo condominiale che troppo spesso ci isola pur ospitandoci, e altrettanto di frequente ci divide pur raggruppandoci.”
Questa è la vera sfida che Vuolo pone al lettore: riconoscere che il cambiamento, l’apertura e l’amore per la comunità iniziano dalla nostra consapevolezza interiore. Solo dopo aver guardato “in casa nostra”, possiamo davvero e con autenticità volgerci verso quel “microcosmo” condominiale che, pur raggruppandoci, ha la tendenza insidiosa a isolarci. Il Natale, in questo senso, diventa l’occasione perfetta per rompere le barriere invisibili tra gli appartamenti.
Questo principio di apertura trova la sua massima espressione nell’atto del dono, che l’autrice eleva da semplice transazione a un vero e proprio atto d’amore e persistenza:
“Se è vero che non vi è natale senza doni, è soprattutto vero che il dono più bello è donare. […] Essere felici di ricevere sì ma soprattutto godere dell’aver donato, consapevoli di come tutto ciò che offriamo in dono rimanga, in qualche modo, ancora e sempre in nostro possesso.”
Il dono come un arricchimento dell’anima, un investimento affettivo che lega chi dona a chi riceve. Sabina Vuolo ci ricorda che la vera gioia risiede nell’atto generoso in sé, un gesto che non si perde ma che si consolida nel tessuto relazionale del condominio.
Natale in condominio è un libro originale e ad oggi necessario, una carezza calda in un tempo in cui l’individualismo è sempre più preponderante. Ci insegna che il vero dono è la capacità di sentire l’altro, di realizzare una “comunanza di valori e sentimenti”. È nel passaggio dall’indifferenza alla cura, dal silenzio alla solidarietà, che il Natale ritrova il suo significato più profondo e socialmente rilevante. A chiusura, l’autrice ci offre la sua “ricetta” emotiva per la festa, distillando il senso di questo “buono” che il Natale ci regala:
“In fondo sappiamo accontentarci di poco quando respiriamo il buono. In fondo, come diceva mio padre, è meglio “poco ma sempre” che “tanto ogni tanto”. Fra emozioni e proporzioni, fra l’aggiungere e il mescolare, fra i fare con il sale e il fare senza sale, che sia questa dunque la migliore ricetta del Natale?”
Sabina Vuolo con un aneddoto personale celebra la continuità, la costanza dei piccoli atti di gentilezza (il “poco ma sempre”), preferendola ai grandi gesti isolati. Il suo Natale in condominio non è un fuoco d’artificio ma una brace sempre accesa, che chiede di essere alimentata dalla vicinanza e dall’ascolto, trasformando il Natale in un’attitudine quotidiana. Una lettura che scalda il cuore e sprona a riscoprire la comunità che si nasconde proprio dietro la porta di casa.
Questo saggio è una lettura ideale da meditare in questo periodo che prepara alle feste natalizie e durante il Natale stesso. Natale in condominio è un libro che va tenuto a mente per accompagnarci ogni giorno dell’anno a ricordarci del nostro impegno verso gli altri, a partire proprio da quel microcosmo di vita che è il nostro condominio.
Intervista con l’autrice Sabina Vuolo

Buongiorno Sabina, ci racconti come è emersa l’idea di raccontare il Natale non attraverso il microcosmo della famiglia ma attraverso una comunità di vicini che spesso si conoscono appena?
Buongiorno e grazie per aver “Illuminato” il mio “Natale in Condominio”, l’idea è nata quando mi sono ritrovata a chiudere la casa paterna, per la dipartita dei miei genitori, situata all’interno di una compagine familiare che ho sempre definito a “conduzione familiare”. E sedutami su quelle scale dove giocavo con le mie amiche ho rivisto quel condominio rivivere e da lì il desiderio di spostare lo sguardo dal nucleo familiare, che è il contesto tradizionale delle storie natalizie, verso un microcosmo più ampio e spesso trascurato: quello della comunità di vicini con i quali inconsapevolmente si condividono lo stesso spazio, le stesse abitudini quotidiane e, in fondo, una parte di vita. E allora perché non raccontarne il Natale che non è solo intimità domestica, ma anche apertura, e scoperta dell’altro. In fondo, il condominio è una metafora perfetta: tanti mondi diversi che si sfiorano e che, almeno una volta all’anno, possono trovare un’armonia inattesa.
Colpisce molto il capitolo “Il senso del Natale in una società senza senso”: quale smarrimento contemporaneo ha voluto indagare?
Ho voluto raccontare, attraverso i miei stessi ricordi e le mie fragilità, che il Natale è la luce che mi ha sempre aiutata a orientarmi quando la società intorno sembrava priva di direzione. Nei silenzi del condominio, nei piccoli gesti dei vicini, ho ritrovato quella scintilla che mi ha fatto sentire meno sola e che, credo, possa accendere senso anche per chi si sente smarrito
Se il Natale amplifica le assenze, cosa rende il condominio un luogo capace di trasformare quel vuoto in empatia e quale magia si può rivelare in questo microcosmo grazie alle festività?
Il Natale, con la sua intensità emotiva, amplifica inevitabilmente le assenze e i vuoti che ciascuno porta con sé, il condominio, proprio perché è un luogo di prossimità forzata, può trasformare quel vuoto in empatia: un saluto in ascensore, un invito improvvisato, un dolce lasciato davanti alla porta diventano piccoli gesti che scaldano. La magia che si rivela in questo microcosmo è quella di scoprire che, anche tra persone che si conoscono appena, può nascere una comunità provvisoria ma autentica. Le festività aprono una breccia nelle abitudini quotidiane e permettono di vedere l’altro non più come semplice vicino, ma come compagno di un tempo condiviso. È lì che il Natale diventa luce: nel passaggio dall’indifferenza alla cura, dal silenzio alla solidarietà
In che modo il condominio diventa una metafora della società di oggi e cosa ci rivela sulla nostra difficoltà, o magari sul nostro desiderio profondo, di sentirci comunità persino durante le feste?
Il condominio è lo specchio della nostra società: tante solitudini vicine che, a Natale, possono trasformarsi in comunità. La magia è scoprire che dietro ogni porta chiusa c’è un desiderio di luce condivisa
Lei parla di “comunanza di valori e sentimenti” come eredità più autentica. Quali sono i valori del Natale che il suo libro intende custodire e tramandare?
La comunanza di valori e sentimenti è l’eredità più autentica che il Natale ci consegna, ed è ciò che ho voluto custodire nel mio libro. I valori che intendo tramandare sono la solidarietà che nasce dai piccoli gesti quotidiani, la capacità di riconoscere l’altro come parte di una stessa comunità, la gratitudine che illumina anche le giornate più ordinarie.
Insomma il Natale diventa occasione per riscoprire la gentilezza, l’ascolto, la vicinanza: valori semplici ma profondi, che resistono al tempo e che ci ricordano che la vera festa non è negli addobbi o nei regali, ma nella possibilità di sentirci parte di un noi.
Quanto del suo sguardo da avvocato entra nelle dinamiche relazionali che racconta, e in che modo la sua professione influenza il modo in cui osserva, interpreta e restituisce le fragilità umane?
Il mio sguardo da avvocato mi ha insegnato ad ascoltare le storie delle persone, a cogliere le sfumature dei conflitti e delle fragilità, e a cercare sempre un equilibrio tra giustizia e comprensione.
Nel condominio, come nella società, emergono tensioni, incomprensioni, ma anche bisogni profondi di riconoscimento e di dialogo. Il mio lavoro mi ha abituata a guardare oltre la superficie, a interpretare i silenzi e i non detti, e questo si riflette nel modo in cui restituisco le fragilità umane nel libro. In fondo, il Natale diventa lo spazio in cui quelle fragilità non sono più motivo di divisione, ma occasione di incontro e di empatia.

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