Reginella di Marsiglia è un titolo che profuma di memoria e di destino. Com’è nata questa storia e cosa ci svela della sua anima narrativa?

    Reginella di Marsiglia nasce dall’idea di dire qualcosa di mio. E non c’è niente di più intimo del sentire che si sposa con la fantasia! Prende vita tra i tavolini di un bar di Brescia, nelle due ore libere al mattino prima di entrare al lavoro.

    Parliamo di ambientazione: perché ha scelto di calare il romanzo nella Francia di fine ‘800 e quale atmosfera possono aspettarsi i lettori?

    Amo profondamente la Francia! La sua lingua la sua visione dell’amore, la sua dolcezza. Marsiglia mi è parsa perfetta perché portuale e di conseguenza più intrecciabile, a mio avviso, ad altre storie. Ho potuto trattare argomenti importanti come l’immigrazione, il riscatto, la vendetta, l’illegalità. Temi comuni a ogni epoca e sempre attuali. L’atmosfera è intima e familiare nonostante le complessità.

    La figura femminile nel romanzo è complessa e forte: che tipo di “donna” ha voluto raccontare anche attraverso le figure di Elisabetta e Juliette?

    Ho voluto raccontare la donna nel suo essere forte e fragile, nel suo errare, nel suo vincere. Elisabetta e Juliette, per certi versi, è come se fossero una lo specchio dell’altra. Portano il lettore a comprendere che spesso, attraverso una scelta giusta o sbagliata, si cambia il proprio destino.

    Reginella di Marsiglia tocca temi di migrazione, identità e appartenenza: che messaggio ha voluto trasmettere?

    Come accennato sopra, attraverso un’atmosfera intima e familiare, ho voluto far capire che temi forti portano a riflessioni forti e di conseguenza  acambiamenti forti.

    In quale direzione sente che sta andando la sua scrittura dopo Reginella di Marsiglia?

    Sto pensando a un sequel.

    Cosa spera rimanga nel cuore del lettore dopo aver letto il suo libro?

    Il desiderio che questo viaggio insieme non finisca.  


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    “L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

    Italo Calvino

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