C’è sempre un momento, impercettibile, in cui la verità si incrina. Un istante in cui ciò che crediamo di sapere si deforma, come un riflesso sull’acqua. Nel nome di Iago, il nuovo romanzo di Daniela Alampi (LuoghInteriori, 2025), nasce proprio da quella frattura: il punto in cui la luce del quotidiano smette di illuminare e comincia a rivelare. In questa opera attuale e acuta l’autrice romana conduce il lettore lungo corridoi nascosti, tra verità sussurrate e menzogne che si insinuano come ombre tra le pieghe della vita.
Già il titolo è un indizio, un tributo al tradimento più celebre della letteratura. Ma dietro l’eco shakespeariana si cela un labirinto psicologico dove l’inganno non è solo nel gesto, ma forse è una condizione dell’anima.
Roma, ancora una volta, diventa il teatro silenzioso di questa discesa: la città eterna che osserva senza giudicare, che accoglie e nasconde, come una madre complice dei peccati dei suoi figli. La bellezza che convive con una rete di bugie sottili.
In questo teatro di luci e oscurità vive la protagonista Priscilla: padrona della propria vita, un matrimonio apparentemente solido, un’azienda editoriale di successo e un amante silenzioso e disciplinato. Ma l’equilibrio si incrina quando compare Enea, giovane scrittore dal fascino inquieto, che fa vacillare l’ordine apparente e apre varchi verso angoli ignoti del desiderio.
Ogni incontro tra Priscilla ed Enea diventa un rischio, una tentazione che brucia di passione. La città intanto respira attorno a loro: vicoli che sanno più di quanto rivelano, finestre che osservano, ombre che sussurrano. Nulla è davvero fermo. Tutto scivola lentamente verso un centro oscuro, dove la ragione inizia a confondersi.
Nel nome di Iago è un libro che promette al lettore segreti, intrighi e tanti colpi di scena: Daniela Alampi ancora una volta esplora le maschere che indossiamo e ora lo fa da una prospettiva nuova, a partire dalle zone oscure che abitano i legami sentimentali e quelle relazioni che crediamo incrollabili, esplorando i confini impercettibili tra amore, amicizia, manipolazione e desiderio di controllo.
Pagina dopo pagina la tensione cresce inesorabilmente, come un’ombra che si allunga, costringendo chi legge a guardare con occhi diversi se stesso ma soprattutto chi gli gravita attorno. Le relazioni diventano labirinti di sospetti e ogni gesto apparentemente innocuo si rivela ambiguo, una trappola pronta a scattare. La narrazione sembra sussurrare che niente è mai come appare, e ogni certezza può essere ingannevole.
Alampi costruisce un thriller dell’anima in cui la menzogna non esplode in crimini spettacolari ma si insinua nel quotidiano: una parola detta a metà, uno sguardo trattenuto un attimo di troppo, interrogando il lettore sul potere e le derive dell’ossessione e del controllo. Priscilla, protagonista magnetica e lucida, usa la mente come armatura e la razionalità come difesa ma sotto la superficie si nasconde un abisso di inquietudine: quando l’armatura cede, emergono paura e insicurezze. Ogni scelta razionale può trasformarsi in una trappola emotiva, e la mente diventa un terreno fragile.
Attorno a lei si muove un mondo che il lettore deve decifrare: Claudio, socio e amante ambiguo, e Enea, specchio e tentazione, costringono Priscilla a confrontarsi con se stessa senza filtri. Minacce anonime, incidenti sospetti e parole affilate aumentano la tensione della lettura, intrappolando il lettore in una rete di intrighi e colpi di scena da cui è impossibile uscire. La verità e la manipolazione della realtà si mescolano, le alleanze vacillano, e chi sembrava presenza fedele rivela la sua ombra più inquietante. Il confine tra ciò che è vero e ciò che è inganno si dissolve, lasciando il lettore sospeso in un vortice di incertezze e riflessioni.
Alla fine resta una sola certezza: la manipolazione non ha bisogno di violenza per uccidere. Può nascondersi dietro un abbraccio, un sorriso, o la promessa di amore eterno. È lì che Daniela Alampi colpisce più forte: nella zona grigia dove si confondono i sentimenti, fiducia e controllo, verità e menzogna.
Al lettore resta una domanda: di chi possiamo veramente fidarci? Conosciamo davvero chi ci dorme accanto, o siamo tutti prigionieri delle nostre verità costruite per sopravvivere? Ogni risposta sembra sfuggente, e il brivido più profondo nasce dal sospetto che l’inganno si annidi ovunque, persino dentro noi stessi.
