Il prestigioso Booker Prize è stato assegnato allo scrittore ungherese-britannico David Szalay per il romanzo Flesh, pubblicato in Italia da Adelphi con il titolo Nella carne (Adelphi, 2025) nella traduzione di Anna Rusconi.

La giuria ha definito l’opera “un libro ipnotico, teso e coinvolgente, capace – con una prosa ridotta all’essenziale – di restituire un ritratto straordinario e commovente della vita di un uomo”.

Szalay, nato a Montreal nel 1974 da padre ungherese e madre canadese, è cresciuto in Inghilterra e ha costruito negli anni una delle voci più interessanti della narrativa contemporanea. Dopo le raccolte di racconti Tutto quello che è un uomo e Turbolenza, lo scrittore torna con un romanzo “acuto e necessario” che offre una visione inedita dell’uomo di oggi, indagando con lucidità le relazioni umane anche nei loro aspetti più complessi e controversi.

La vittoria al Booker 2025 consacra così uno degli autori più raffinati e complessi della scena letteraria europea.

Trama del libro Nella carne

È un cerchio perfetto la vita di István, che si dipana in un’alternanza di successi e disfatte sullo sfondo della storia europea degli ultimi quarant’anni. Dall’Ungheria a Londra e ritorno, dal crollo della Cortina di ferro alla pandemia, passando per la seconda guerra del Golfo e l’ingresso nell’Unione Europea dei Paesi dell’ex blocco sovietico, la sua è la parabola di un uomo in balìa di forze che non è in grado di controllare: non solo quelle all’opera sullo scacchiere politico del Vecchio Continente, che lo manovrano come un fantoccio, ma anche quelle – istintive – che ne governano la carne, spesso imprimendo svolte decisive alla sua esistenza. Tutto – i traumi e i lutti, i traguardi raggiunti e le potenziali soddisfazioni – lo lascia ugualmente impassibile, pronto a fronteggiare ogni accadimento, dal più fortunato al più tragico, con l’arma del suo laconico: «Okay». E forse è davvero questa l’unica ricetta per attraversare incolumi il tempo che ci è concesso in sorte: solcarlo senza illusioni, abbandonandosi alla corrente. Con questo romanzo David Szalay ci consegna un personaggio insieme magnetico e respingente, un discendente ideale della stirpe di Barry Lyndon e Meursault – e si conferma uno dei più singolari e ironici cantori del nostro acuto smarrimento.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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