È Wanda Marasco la vincitrice della 63^ edizione del Premio Campiello, uno dei più prestigiosi riconoscimenti della narrativa italiana contemporanea, promosso dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto. L’autrice napoletana si è aggiudicata il premio con il romanzo Di spalle a questo mondo, edito da Neri Pozza, un’opera intensa e profondamente umana che intreccia storia e fragilità individuale, offrendo una riflessione profonda sull’imperfezione e sulla possibilità – o meno – della salvezza.

La cerimonia conclusiva si è svolta nella cornice veneziana, con la conduzione della giornalista del TG1 Giorgia Cardinaletti, affiancata dal cantautore Luca Barbarossa, accompagnato dalla sua Social Band.

Oltre al Campiello principale, sono stati assegnati anche gli altri premi previsti dalla Fondazione: il Campiello Giovani, giunto alla 30^ edizione, è andato a Giacomo Bonato per il racconto Verso Oriente; l’Opera Prima è stata vinta da Antonio Galetta con Pietà (Einaudi); il Campiello Natura – Premio Venice Gardens Foundation ha premiato Memorie di Ninfa di Lauro Marchetti (Allemandi Editore). Il Premio alla Carriera è stato conferito a Laura Pariani, mentre il Campiello Junior – giunto alla sua quarta edizione – ha visto la vittoria di Ilaria Mattioni e Chiara Carminati nelle rispettive categorie.

L’opera vincitrice

Il romanzo vincitore Di spalle a questo mondo di Marasco è un affresco lirico e drammatico, che prende le mosse dalla figura di Ferdinando Palasciano, chirurgo e ufficiale medico nell’esercito borbonico, precursore del principio di neutralità dei feriti in guerra, per il quale fu processato per insubordinazione. La narrazione, però, si allarga oltre i confini storici per abbracciare la dimensione dell’intimo e dell’universale, mettendo al centro il rapporto tra Ferdinando e la moglie Olga Pavlova Vavilova, donna russa segnata da un’infanzia dura nella Rostov del primo Novecento.

Entrambi i protagonisti incarnano il dramma dell’imperfezione: Ferdinando, ossessionato dalla salvezza, si scontra con le ingiustizie del mondo fino a trovare rifugio nella follia. Olga, fragile e claudicante, è segnata da una maternità mancata e da un’esistenza in bilico tra la fuga e il ritorno. La loro vicenda si dipana tra illusioni salvifiche, impossibilità di guarigione definitiva e lacerazioni che sembrano non rimarginarsi mai. “Voi non credete che quando ci spezziamo è per sempre?”, chiede Olga al pittore Edoardo Dalbono in una delle pagine più emblematiche del romanzo, offrendo una sintesi poetica e dolente della condizione umana.

Sull’autrice Wanda Marasco


Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L’arciere d’infanzia (Manni 2003) e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). I suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell’abbandono (Neri Pozza 2015) è stato selezionato per il Premio Strega 2015 e portato in scena dal Teatro Stabile di Napoli per la regia di Claudio Di Palma. Nel 2017, sempre per Neri Pozza, è uscito il romanzo La compagnia delle anime finte, arrivato finalista al Premio Strega.   


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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