Con un filo di lana arancione (LuoghInteriori Edizioni, 2021) di Nicoletta Romanelli è un libro che ti prende per mano e ti conduce con sorprendente verità attraverso le emozioni acerbe e potentissime dell’adolescenza. L’autrice ci trascina in una Milano viva e piena di opportinutà, dove due giovani anime, Mavi e Ale, quattordicenni diversi per origine ma simili nei sogni, si incontrano, si sfiorano e si legano, come fili pronti a intrecciarsi in un disegno tutto da scoprire. Un racconto di formazione e di sentimenti, che parla della ricerca di sé, dell’amore, e di quel fragile equilibrio che ogni adolescente cerca mentre costruisce, passo dopo passo, il proprio posto nel mondo.

Mavi frequenta il liceo classico, Ale studia al conservatorio. Un tempo compagni alle medie musicali, ora sembrano percorrere sentieri separati. Le loro vite, segnate da differenze sociali e culturali, si muovono tra pregiudizi familiari e piccoli gesti di resistenza emotiva. Le loro famiglie, così distanti per valori e orizzonti, restano sullo sfondo come scenografie ingombranti, incapaci di comprendere ciò che tra quei due cuori sta nascendo. È un amore acerbo, eppure capace di parlare con forza e di farci tornare, con dolce nostalgia, alle nostre prime emozioni.

Romanelli sceglie una struttura narrativa originale e riuscitissima: un diario corale, che alterna voci e punti di vista, dando parola non solo ai ragazzi ma anche agli adulti. Questa scelta regala profondità e ampiezza alla narrazione, creando un mosaico emotivo dove ogni personaggio trova il proprio spazio. Il lettore entra così nei pensieri, nei battiti e nei dubbi di chi vive il presente con l’intensità tipica degli anni adolescenziali ma anche nelle fragilità e nelle incomprensioni del mondo adulto, spesso così vicino eppure così lontano da quello dei giovani.

Il merito di Nicoletta Romanelli è la sua straordinaria capacità di sintonizzarsi con l’universo adolescenziale, restituendolo con una scrittura viva, sincera. La sua penna sa farsi voce dei ragazzi, sa parlare come loro, sentire come loro, e – cosa ancora più rara – sa farlo senza forzature, con una naturalezza che sorprende.

È una scrittura che ascolta, che accoglie e che restituisce la verità delle emozioni senza sovrastrutture. Non siamo davanti a un semplice romanzo d’amore ma a un ritratto autentico dell’adolescenza, con le sue fragilità, le sue esplosioni emotive, i suoi silenzi e i suoi piccoli eroismi quotidiani.

Il linguaggio dei sentimenti è uno dei punti di forza di questo libro. Romanelli gioca sapientemente con le parole, alternando il tono diretto e fresco degli adolescenti a quello più formale e misurato degli adulti. Ne nasce un contrasto potente, che amplifica la distanza generazionale ma invita anche al dialogo. Romanelli offre uno strumento di empatia, una finestra spalancata sull’universo emotivo degli adolescenti. E mentre si leggono i dialoghi, i pensieri, le paure e le ribellioni dei protagonisti, qualcosa accade nel lettore: ci si ritrova a ricordare com’era sentirsi così, ad ascoltare senza giudicare, ad aprire uno spazio di comprensione. È questa la magia silenziosa di questo romanzo: ci riconnette con le emozioni prime, quelle genuine, che tutti abbiamo vissuto e che spesso abbiamo dimenticato.

E poi c’è la musica – marchio di fabbrica dell’estro narrativo della Romanelli – elemento che attraversa l’intero libro. Dai brani di musica classica alla trap contemporanea, ogni scelta musicale accompagna i capitoli con coerenza e sensibilità. Le note diventano colonna sonora delle emozioni, e metafora dei legami tra i personaggi. La musica diventa un ponte tra le generazioni, tra i silenzi e le parole non dette. Attraverso la varietà delle scelte musicali, l’autrice ci mostra la pluralità degli adolescenti di oggi, le loro influenze culturali, i loro desideri di espressione. Ma fa anche qualcosa di più: trasforma la musica in una metafora viva dei legami, in un filo invisibile che unisce e consola, che crea empatia e aiuta il lettore a immergersi ancora più profondamente nell’atmosfera del libro.

“Con un filo di lana arancione” nasce come romanzo Young Adult ma oltrepassa i confini del genere, toccando corde che parlano a lettori di ogni età. Con una scrittura brillante, sensibile e umana, Nicoletta Romanelli intreccia temi che riguardano tutti noi: l’amore che nasce e si trasforma, i contrasti sociali che dividono, le aspettative familiari che pesano, il bisogno di affermarsi e, insieme, il desiderio di essere accolti per ciò che si è davvero.

Questo libro è un invito a mettersi in ascolto, è una storia che parla al cuore degli adulti e dà voce ai pensieri dei ragazzi, senza forzature né retorica. Leggerlo significa ritrovare la tenerezza delle prime volte, il coraggio delle scelte, la complessità dei legami.

 Un romanzo che ricorda quanto sia importante costruire ponti tra generazioni, riconoscersi negli sguardi dell’altro e dare valore alle relazioni autentiche. “Con un filo di lana arancione” è un romanzo da leggere con il cuore aperto.


Scopri di più da VOCI DI DOMANI

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

Vocididomani.com