Tre amiche: Atalanta, Vale e Silvia si radunano in un salotto quasi ogni sera passandosi un calice enorme, chiamato Mr. Big, mentre si confidano e parlano delle loro avventure in un mondo che ormai sembra impermeabile non solo ai valori ma anche ai sentimenti.
Uno spritz con Jane Austen, Linea Edizioni 2024, 210 pp.
Atalanta, Vale e Silvia sono come pezzi di un puzzle dalle forme imprevedibili ma perfettamente incastrate: che cosa ti ha ispirato nel creare questi tre ritratti femminili così diversi, e in quale di loro senti di specchiarti di più?
Credo che la vera ispirazione provenga proprio dalla vita stessa. Ho voluto raccontare tre donne così diverse tra loro ma perfettamente annodate dall’amicizia, la più vera che esista quella che resiste anche quando i caratteri, le idee e tutte le sovrastrutture culturali sono agli antipodi. Una “combo” esplosiva per affrontare tematiche attuali da diversi punti di vista senza la presunzione di creare tre eroine ma, anzi, tre protagoniste reali in cui ognuna di noi si può rispecchiare. Non posso scegliere in chi mi rivedo di più perché raccontandole sono stata tutte loro e a dirti la verità mi mancano tantissimo.

Mr. Big non è soltanto un calice ma quasi un quarto protagonista della storia: che ruolo gioca nella vita delle tre amiche e quale significato assume nel loro percorso personale e di crescita?
Un calice che sa tutto e che è sicuramente un simbolo narrativo potente. Rappresenta un contenitore in cui il vino che cade è metaforicamente la vita delle tre protagoniste. Per loro è quasi un testimone silenzioso dei loro pensieri, segreti, paure, rivelazioni. Mr. Big è sicuramente una zona franca dove le tre amiche si possono permettere di essere chi realmente sono o vogliono diventare. Un totem dove le loro emozioni possono essere versate senza paura.
Nel romanzo l’amicizia femminile è descritta come una forza gravitazionale che tiene tutto insieme: come hai raccontato questo legame fatto di complicità, ironia e confidenze?
Ho cercato di raccontarlo con un registro che potesse mescolare l’ironia e la profondità emotiva cosa che avviene anche nelle amicizie reali. I dialoghi mi hanno aiutato tanto compresa la loro imperfezione perché Ata, Vale e Silvia non hanno mai filtri per cui non risultano, almeno spero, romanzate ma tremendamente vere. Non sono donne che si idealizzano e non sono mai allineate perché si nascondono segreti, litigano e son pronte a mettersi in discussione e questo può avvenire solo se c’è una base solida. Le donne sono bravissime ad ascoltarsi e capirsi nel totale disordine.
Tra risate, brindisi e pennellate d’amore emergono temi profondi e attuali: quali riflessioni hai voluto seminare tra le righe e che cosa speri resti nel cuore dei lettori una volta chiuso il libro?
La bellezza dell’imperfezione. Nessuno di noi lo è figuriamoci l’amore per non parlare delle nostre vite ma la complicità, l’ironia e perché no qualche brindisi ci può far vedere il mondo in maniera diversa. Saremo sempre disposti a mentire per apparire, per non svelarci, per venderci meglio di chi siamo, per paura di essere chi siamo e di essere quindi giudicati ma esiste un piccolo spazio dove tutte le maschere possono cadere e dove puoi essere anche ancora chi non sai di essere.
Dal primo romanzo a oggi, come si è trasformata la Federica Nardon scrittrice e cosa possono trovare i lettori nei tuoi libri?
Domanda difficilissima perchè… vedi ho appena cancellato un “tantissimo” per sostituirlo con questa riga. Non ho più timore di fare quel che amo veramente fare: scrivere. Ho la consapevolezza che tutti i miei romanzi: Binario6, Lo scricchiolio del legno, Il vuoto dell’uovo, Volevo solo andare a casa, Uno spritz con Jane Austen e chissà quale sarà il prossimo titolo fanno parte di un mio percorso di crescita che non è solo mio ma anche di chi mi legge, chi mi frequenta, mi vuol bene e ama. In sintesi qualsiasi lettore può ritrovarsi perché le tematiche sono attuali.
Se potessi davvero sederti con Jane Austen davanti a uno spritz ghiacciato, quale domanda le faresti magari partendo proprio dalle vite sentimentali delle tue protagoniste?
Ancora una volta me le ero trovate in casa. Le chiavi! Devo togliere loro le chiavi! Ma questa volta era diverso, c’era qualcosa che non tornava perché erano tese quasi rigide e una presenza estranea stava bevendo da Mr. Big quarto. Era lei, poteva essere solo lei con la sua eleganza vittoriana: Jane Austen. Potevo perdonarle! Entrai, le strinsi la mano pensando a Mr. Darcy a cosa chiederle ma Silvia spaccò l’imbarazzo: “ Senti, Jane ma non credi sia ora di respirare e di toglierti quel cavolo di corsetto e di iscriverti a Tinder?” Le feci cenno di farsi un sorso.

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