Un’opera intima, lieve e struggente, che rivela tutta la forza della memoria condivisa. Ne parliamo con l’autore per scoprire genesi, ispirazioni e significati di questo viaggio indimenticabile.

Il libro nasce dai diari di mia moglie Patrizia Busacca ed è esso stesso un diario. È anche una sorta di making-off del suo romanzo “Madri gotiche”, di cui ho curato la pubblicazione postuma e che fu presentato al Premio Strega nel 2021. Credo che fosse importante, a corollario di quel libro assai più intenso e drammatico, rendere testimonianza della capacità di Patrizia di far vivere me e mio figlio, all’epoca poco più di un bambino, nella maniera più positiva e luminosa possibile nonostante l’allungarsi dell’ombra cupa della malattia.

Il dato più importante mi sembra quello della condivisione dell’amore. Non l’amore romantico, celebrato in tutti i romanzi, ma l’amore familiare: vissuto senza sentimentalismi, con intensità e leggerezza. Ciascuno dei personaggi affronta quella situazione difficile con i propri strumenti: la madre il coraggio, il padre l’ironia, il figlio l’innocenza.

La Provenza per mia moglie era un luogo dell’anima. Il mio tentativo è stato quello di raccontare il nostro itinerario in modo dettagliato e realistico, ma al tempo stesso evitando gli effetti da cartolina. Mi piacerebbe che il lettore potesse riconoscere nel nostro viaggio le emozioni intime tipiche di ogni viaggio familiare. Ma con il valore aggiunto di un patrimonio di arte e di bellezza che arricchisce lo sfondo e diventa una sorta di antidoto contro le avversità.

Spero che trasmetta un messaggio di resilienza e al tempo stesso celebri il valore straordinario della normalità. “La normalità l’apprezzi solo quando la perdi”, si dice in una battuta del libro. Ho voluto celebrare l’importanza delle cose semplici, raccontandole con una prosa sintetica e priva di retorica. Memore della visita all’atelier di Cézanne, ho provato a mettere a frutto la sua lezione: poiché il grande artista ha ritratto per tutta la vita oggetti di uso comune, con l’intento di svelarne i segreti e la magia.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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