Articolo di Valentina Gattuso

Per anni, e ancora oggi, il Giappone è sul podio come uno dei Paesi più sicuri al mondo. Infatti, possiede un tasso di criminalità davvero molto basso, ma non per questo è esente da misteri. In questo contesto, storie legate alla cultura si sviluppano in opere letterarie in stile noir, che, prendendo forma da autori di rilievo e amanti del genere, vengono raccontate con suspense e trame elaborate: storie intricate e morti, con una tale intensità e profondità da far vibrare l’anima in pathos e coinvolgimento emotivo.

Ebbene sì, il thriller giapponese fa veramente tremare l’anima ed entrare in dimensioni di introspezione immense.

Un pilastro del noir è Takagi Akimitsu (1920-1995), con il suo libro Il mistero della donna tatuata: un’opera cupissima, puro mystery, ambientata in una Tokyo ancora sconvolta dalla fine della Seconda guerra mondiale, dove una giovane donna viene ritrovata senza vita in una stanza chiusa dall’interno. È lì, nell’intricata, torbida e misteriosa trama, che il corpo della protagonista, tatuato in parte con un capolavoro realizzato da un artista leggendario ed esclusivo – suo padre – verrà ritrovato mutilato. Il prezioso tatuaggio, infatti, è proprio la parte mancante del cadavere. Due figure, l’ispettore Matsushita e suo fratello, il medico legale Kenzo, si troveranno a sciogliere questa intricata, complessa e torbida vicenda.

“In una mattina di primavera, una donna entra nello studio di un noto penalista di Tokyo. Ha appena vent’anni, il viso pallido e un coraggio d’acciaio. Non ha un soldo, ma implora aiuto per salvare suo fratello accusato di omicidio… L’avvocato rifiuta. Lei, ringraziando con un inchino, se ne va. Il fratello, condannato, morirà in carcere poco dopo.”

Questa è, in parte, un assaggio del profondo e gelido noir di Matsumoto Seichō La ragazza del Kyūshū, dove una vendetta esemplare si fa strada lentamente e porterà la protagonista a ottenere ciò che le spetta.

Per ultimo, ma non per importanza, come non citare il meraviglioso giallista Edogawa Ranpo. Molti dei suoi racconti sono infatti considerati classici della letteratura giapponese. Nella sua opera La lucertola nera, in un’aura di mistero, una donna bellissima – chiamata appunto la Lucertola Nera – rivelerà la sua vera natura, e un detective acuto e affamato sarà pronto a duellare per la vittoria.

Un omaggio all’arte di Ranpo lo ritroviamo nella scrittrice Ogawa Yoko, con il suo libro L’anulare (Adelphi), dove, in una trama quasi irreale, la giovane protagonista, ritrovandosi in uno strano laboratorio, verrà via via trascinata e affascinata da quell’atmosfera perversa e silenziosa, da cui sarà davvero difficile uscire indenni. Il lettore, trasportato e ammaliato, non potrà arrestare il cammino, durante la lettura, verso una realtà trasparente, ingannevole e pericolosa.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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