Intervista a cura di Maria Laura Zazza

Voci di domani incontra Martina Michelotti, pittrice e scrittrice.
Artista eclettica, Martina si muove con naturalezza tra pittura, illustrazione, arti grafiche e digitali. Autrice del romanzo CÖR – Gli amori di villa Artemisia (Affiori, 2024), in questa intervista ci accompagna nel cuore del suo universo visivo. Scopriremo le sue figure femminili, la natura simbolica che anima i suoi quadri e il legame profondo tra immagine e narrazione: l’arte come forma di racconto e introspezione.

Buongiorno Martina, raccontaci di te: sei un’artista eclettica e ti muovi tra pittura, illustrazione, arte digitale. Come scegli il mezzo più adatto per esprimere una certa idea o emozione?

Inizio sempre da qualcosa che mi affascina: un colore, una texture, un’intuizione. Lavoro con l’occorrente a portata di mano, ma le opere a cui sono più affezionata sono nate quando mi mancava qualcosa e ho dovuto escogitare nuovi modi per rendere l’idea, come l’uso del collage, della carta da lucido, di vecchi pezzi di giornali, fiori e caffè. Mi incanta il cambiamento che accompagna la pittura: il percorso mente-cuore-mano delle idee è una sensazione bellissima. Ho studiato molto e posso creare ciò che desidero su qualunque supporto. Quando dipingo, a differenza di quando scrivo, non penso: sento l’immagine che fluisce e prende forma e soprattutto, mi diverto.

(Opera ispirata al ciclo della natura, all’acqua e alle relazioni femminili)

Le tue opere sono attraversate da temi come la sensualità, la femminilità, la critica sociale, la musica. Da dove nasce questo sguardo, così intimo e contemporaneo allo stesso tempo?

Nasce dal desiderio di affascinare, ma prima di tutto dall’essere affascinata. Alcune musiche, parole o immagini mi suscitano emozioni che voglio mettere su carta o sketchbook. Amo la storia dell’arte, mi ispiro a epoche, avanguardie, temi sociali, a melodie scoperte durante le ricerche, a dettagli. Scatto molte foto: sono il mio archivio visivo, come i libri che leggo o le conversazioni che mi sorprendono. La realtà è piena di poesia, se si sa dove guardare.

(Opera ispirata all’amore intimo e vero)

Usi spesso il corpo femminile come protagonista delle tue opere, un corpo tatuato, reale, simbolico. Quanto ha influito il tuo passato da tatuatrice su questa rappresentazione e cosa vuoi esprimere?

Molto: il corpo è bellissimo nella sua varietà – il mio è in gran parte tatuato – e il tatuaggio cambia il modo di vedere e abitare il corpo, spesso porta una nuova visione della femminilità non intesa come frivolezza, ma come consapevolezza del proprio corpo di donna. Parliamo, raccontiamo di noi e dialoghiamo, attraverso la pelle, gli occhi, i colori, anche quando stiamo in silenzio.

(Opera ispirata alla sensualità, alla spiritualità e alla complicità famminile)

Le tue illustrazioni stilizzate legano la figura femminile alla natura, ai fiori. C’è un significato ricorrente in questa connessione e cosa trasmettono le “tue donne”?

Mi affascina il corpo femminile che comunica, non solo attrarre, ma si esprime. Essere una “donna fiore” come quelle che dipingo, significa essere eccentriche, avere il potere di mostrarsi o nascondersi senza pregiudizio, possedere il proprio corpo. Auguro a tutt* di non lasciarsi possedere, dipingere dalle aspettative altrui, cucire addosso l’immagine che altri desiderano di noi. Ammirerò e sarò sempre orgogliosa di una persona che cammina per il mondo essendo sé stessa con coraggio e gentilezza, fregandosene dei giudizi che certa gente tenta di appiccicarti addosso. Una persona libera di essere sé stessa, per me è la più sexy del mondo.

(Opera ispirata al diritto di essere o non esssere madri: madri single, madri fuori dagli schemi imposti dalla società, e al diritto all’aborto e di decidere del nostro corpo)

Hai dichiarato di voler unire la tua carriera da scrittrice con quella da illustratrice. Come si influenzano a vicenda questi due linguaggi?

Scrittura e pittura sono lo stesso linguaggio: fatto di colori, parole, sensazioni, atmosfere. Entrambi oscillano tra il mostrare e il dire, tra il raccontarsi e il trasformarsi. Mi ispirano dettagli, oggetti antichi, fotografie, conversazioni, intuizioni che nascono all’improvviso, mentre parlo con le persone, che mi trasmettono emozioni nuove. Scrivo e dipingo in modo intimo e libero, seguendo ciò che voglio comunicare. Le due discipline si intrecciano continuamente, spesso senza che me ne accorga.

Ci sono progetti o sogni artistici che ancora non hai realizzato ma che speri di concretizzare?

Sono immersa nei miei progetti, che legano arte, scrittura e ricerca. Sto scrivendo molto e so che poi tutto uscirà anche in pittura: non c’è niente di meglio della luce dell’estate, dei piedi nudi sull’erba o nell’acqua, dell’andare a caccia di fotografie, oggetti antichi ed emozioni, per farsi ispirare. Sono in una fase entusiasmante di questo progetto di scrittura che avrà un formato nuovo pieno di romanticismo, fascino e fantasia e mentre lo costruisco, lo osservo crescere.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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