Articolo di Valentina Gattuso
Parlando di Giappone tra le numerose parole che potremmo usare per descriverne luoghi e atmosfere potremmo sicuramente dire mistero e incanto.
Allora, il Giappone era assai diverso da quello di oggi: una frase tratta dal libro Ore giapponesi di Fosco Maraini, in cui un lento spostamento attraverso il Giappone ne delinea aspetti di vita e cultura, nella metà degli anni ’50, che nonostante i cambiamenti nel tempo ancora oggi affascinano lettori e viaggiatori. Le vicende giornaliere di viaggio dell’autore si mescolano a politica, guerra, religione e filosifie, aspetti culturali ancora oggi molto presenti. Questo libro è una pietra miliare per tutti i viaggiatori instancabili e curiosi.

Proseguendo nel tempo, il mistero e il fascino del Giappone continua ad attrarre chi lo osserva da vicino. Mario Vattani, con la frase “Visto dal cielo, il Giappone è sorprendente”, lo racconta nel suo libro Svelare il Giappone (Giunti), dove temi come ritmo, natura, parola, tempo, bellezza, origine e città vengono narrati come un viaggio nella quotidianità di chi ha vissuto quella terra affascinante e spesso impenetrabile.
Un racconto altrettanto intenso lo offre Antonietta Pastore nel suo libro Leggero il passo sul tatami, in cui descrive i suoi sedici anni di vita, d’amore e di viaggio “dentro un altro mondo”. Un altro punto di vista, altrettanto intimo, sul misterioso incanto del vivere in Giappone.
Accanto a questi racconti personali, emergono le particolarità spesso misteriose e spiazzanti per chi la visita. Definita anche come “la città che non dorme mai”, il Giappone segue regole categoriche che riflettono un rigore sociale profondo: come il “non soffiarsi il naso in pubblico“, considerato poco educato, o il severissimo “non fumare per strada“, che impone il rispetto di aree designate – piccole scatole rettangolari in cui milioni di “formichine” si affollano cercando un piccolo spazio per ritrovare calma e distensione. E ancora, il “non mangiare in metropolitana o per strada“, a meno che non ci si trovi nei pressi di un konbini: in tal caso, non si viene sanzionati da meticolosi occhi a mandorla.

Un’immagine viva e densa di Tokyo, città simbolo di queste particolarità misteriose e affascinanti, ci arriva dal libro Tokyo tutto l’anno di Laura Imai Messina (Einaudi). Una Tokyo in continuo movimento, densa di storie, tradizioni e simboli, definita labirintica e seducente come il Giappone stesso.

Anche Giorgia Sallusti, nel suo libro Nella terra dei ciliegi – Undici modi per scoprire il Giappone (Laterza), ci invita ad esplorare aspetti di una cultura lontana dalla nostra, ma ormai entrata nel quotidiano, pur conservando intatto il fascino del “lontano”. Un Giappone dove tradizione e innovazione vanno a braccetto: tra centri commerciali frenetici e vie iper-moderne, emergono piccoli templi, angoli silenziosi di spiritualità e raccoglimento.
È un’isola dai mille volti, dai mille abitanti, dalle mille contraddizioni: una realtà quasi irreale per situazioni e regole. D’altronde, non esiste altro Paese al mondo in cui addetti specifici si occupano di pulire le scale della metropolitana con l’aspirapolvere (e lo affermo per esperienza diretta, essendone stata testimone).
In questo Paese, la natura è sempre presente nella vita quotidiana: negli ideogrammi, nelle poesie, nei nomi delle aziende, nei simboli di Stato – una presenza armonica che convive con un futurismo rapido e pulsante. Un simbolo evidente di questa modernità è il “treno proiettile”, che attraversa l’intera isola da nord a sud, permettendo spostamenti continui con una precisione d’orario millimetrica.
E in mezzo a tutto questo, il linguaggio stesso diventa un’arte. La scrittura è un rito, come nello sho-dō, e le numerose onomatopee presenti nella lingua giapponese riescono a dare espressione anche a un semplice battito cardiaco accelerato – doki-doki.
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