
Articolo di Lorenzo Zucchi
Scrivere di viaggi rappresenta per molti di noi scrittori una delle prime forme di narrativa sperimentate, basti pensare ai temi con cui raccontavamo le nostre vacanze alla scuola media.
E ora, che tra alti e bassi del turismo, il settore si sta saturando di travel blogger, come poter affrontare il tema cercando di essere originali ma allo stesso tempo senza perdere di vista i paletti del genere?
Prendendo spunto dall’esperienza dei 155 racconti contenuti nella mia Trilogia delle Bandiere (Quante Bandiere Hai?, Bandiere per Tutti e Giochi senza Bandiere, raccolte pubblicate da Edizioni Underground?), provo a dare qualche consiglio a chi volesse cimentarsi nella narrativa di viaggio.
Per prima cosa, bisogna evocare. Narrare di luoghi, che siano città, spiagge o montagne significa in primis far vedere i luoghi a chi sta leggendo e magari si immedesima così tanto da sentirsi in viaggio a sua volta. Qualche colpo poetico, flash di particolari, scene di strada, dettagli architettonici, frasi sentite pronunciare: tutto questo vortice di immagini serve a potersi sentire sul posto, tra il canto del muezzin o i bagnanti sulla spiaggia, in mezzo ai mercatini di frutta e verdura o alle rovine delle antiche civiltà. Una tecnica a ‘pioggia di immagini’, come la chiamo io, rende molto meglio della classica esposizione descrittiva, che ha il difetto di risultare troppo didascalica.
Secondo aspetto importante, nel caso delle destinazioni che trasudano storia in particolare ma non solo, è bene riuscire a inquadrare il contesto socio-politico-culturale dei luoghi. Chi legge deve comprendere i vari paesi, le leggi, le abitudini e l’eredità delle ramificazioni storiche a un livello base, non da saggistica, ma nemmeno troppo superficialmente, per poter percepire il know-how che ancora muove molti degli stati del mondo ed essere in grado di farsi delle domande sul fatto che la realtà dominante in luoghi a noi lontani o vicini sia davvero quella diffusa H24 dai media.
L’aspetto personale è distintivo e importantissimo: spargere per il diario di viaggio appunti di vita quotidiana, di quelle consuetudini che proseguono indipendentemente da ciò che sta succedendo in vacanza è un aspetto fondamentale per costruire l’unicità del racconto. Attenzione però a non esagerare con i particolari inutili tipo: ‘è suonata la sveglia alle 8’, per non rendere la narrazione ridondante, un difetto che si può ritrovare spesso nelle narrazioni diluite per durare un intero libro.
Essenziale in un racconto contemporaneo è poi rendere l’aspetto social, anche senza i selfie. Se si vuole competere con i blogger, vanno citati i piatti tipici, qualche costo, qualche consiglio su come muoversi, le difficoltà linguistiche, eccetera. Non farei comunque mai classifiche o confronti tra destinazioni, perché la mia idea è che qualsiasi posto valga sempre il viaggio, anche solo per la nostra necessità fisiologica di veder cambiare il cielo sopra di noi.
E se invece volessimo trasformare il racconto di viaggio in qualcosa di diverso, tipo un abbozzo di romanzo? In quel caso bisogna comunque mantenere le location ma mettere in scena personaggi diversi da noi, magari osservando la realtà che ci circonda in un ristorante, in un negozio, in una strada affollata e poi immaginare tutta una breve storia. Difficile? Magari la prima volta sì, ma poi vi assicuro che diventerà una procedura quasi automatica.
In ogni caso, qualsiasi forma di racconto abbiate scelto, non dimenticate mai il prerequisito: viaggiare! Salite in auto, comprate il primo volo, treno o bus e attaccatevi ai finestrini con tutta la curiosità nascosta che non pensavate nemmeno di avere!
Buon divertimento!
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