Il nodo del tempo, Alessandro Russo, Youcanprint 2025, 314 pagine.

Il nodo del tempo è un titolo denso di suggestioni: qual è il suo significato e come è nata l’idea della storia?

    Il nodo, storicamente, ma ancor più, nell’immaginario popolare, simboleggia il gesto di voler ricordare qualcosa, non dimenticare, tramandare. La storia prende inizialmente spunto da un fatto realmente accaduto, il viaggio in auto da Torino a San Pietroburgo da parte di un mio amico e collega di lavoro. Ho sempre spronato Lionello a scrivere, raccontare quel viaggio epico. Dopo alcuni anni ci siamo risentiti per i consueti auguri di Natale e tornando al tema del libro mi convinse a scriverlo. Quando pensavo alla storia da raccontare non mancava mai una connessione sociologica, inevitabile per me, oltre che umana e proiettata nel presente della storia.

    Nel romanzo si assiste a un grande cambiamento sociale, dal mondo rurale all’era industriale: come ha costruito questa transizione attraverso le vite dei protagonisti?

    Il nodo del tempo rientra in un progetto che, non senza difficoltà oggettive, prevede la prossima uscita di un romanzo breve, uno spin-off che dia lo giusto spazio narrativo ai fratelli di Assunta, Giuseppe ed Antonio, alle loro storie, al legame interrotto tra i fratelli che però perdura, nonostante tutto, ed altri due sequel che porteranno la storia alla soglia del nuovo millennio. Per dare forza al personaggio di Ludovico ho desiderato costruire attorno a lui un mondo intero. Un ragazzo che molla tutte le certezze per affrontare km in auto per andare da quell’amore a cui non aveva mai creduto doveva avere una storia, un passato, una struttura sociale tale da supportarlo in ogni azione e pensiero.

    Può raccontarci qualcosa dell’ambientazione e che tipo di esperienza narrativa può aspettarsi il lettore?

    L’Italia di oggi è una realtà industriale forte delle grandi industrie ma soprattutto dell’ingegno di tante piccole e medie imprese che hanno trainato il paese del dopoguerra nel boom economico. A quali spese? Il debito di riconoscenza verso le generazioni che hanno combattuto le grandi guerre e liberato il paese dal nazifascismo non sarà mai moralmente estinto, da me, da noi tutti. Il lettore troverà nelle pagine del libro il cammino dei suoi nonni, dei propri genitori, zii. Questo libro parla degli italiani, di noi, di quanto sappiamo lottare e resistere, talvolta vincere, sicuramente quando sappiamo fare squadra. Il romanzo racconta una storia che da Bagnoli a San Pietroburgo, passando per Torino, traccia il cammino di una società che abbandona la campagna per la città, il sud per il nord, la nazione per l’estero in un corollario di emozioni, cambiamenti, sentimenti e lotte sociali per i diritti dei lavoratori e delle donne, per la tenuta democratica.

    Il libro è strutturato in più parti, ciascuna legata a un diverso aspetto del tempo e della memoria: in che modo ha costruito questa architettura e cosa desiderava comunicare?

    Ho strutturato il libro come un piccolo cammino nella memoria collettiva. Ho attinto in parte dal percorso della mia famiglia. Luigi parzialmente rappresenta mio nonno Giuseppe che lavorava un turno alle acciaierie ILVA ed un turno nel latifondo di proprietà della società Terme di Agnano. Ho desiderato restituire al quartiere Bagnoli una dignità che la politica le ha privato laddove si è insistito ad inserire una industria pesante in un luogo votato al turismo ed al benessere. Il cammino che il lettore compie da un capitolo all’altro è come un piccolo viaggio nel tempo. Ogni parte custodisce un ristretto numero di capitoli, un periodo storico, un evento che ha contribuito a plasmare la nostra società. Il tutto è dovuto ad un mio senso di urgenza avvertito in questi ultimi anni. I diritti acquisiti con dure lotte ed ore di scioperi dalle generazioni precedenti si stanno smarrendo, un pezzetto alla volta, a causa di riforme attuate da diversi governi, quasi come se seguissero un copione. Il doloroso conteggio a fine anno delle vittime di femminicidio, l’odio verso le donne, la violenza con cui ci si scaglia contro il debole, il diverso, il povero, sono temi che hanno bisogno urgentemente di essere trattati dalla cittadinanza prima, dalla politica poi.

    Il tema della famiglia è centrale: quale messaggio ha voluto trasmettere oggi sul valore dei legami familiari?

    Nessuno si salva da solo. La famiglia è la cellula del corpo sociale. Nella famiglia ogni neo nato cittadino muove i primi passi, impara a stare al mondo, apprende le buone maniere, la buona educazione. Non di parole ma di esempio va nutrito un giovane cittadino. Così Vittorio e Assunta faranno con Ludovico. Nutrendosi di cultura, sincerità, amore di genitori, Ludovico cresce emotivamente sano e curioso. Le sue sono amicizie sincere, coltivate nel tempo. Qualcuno potrebbe obiettare che in questo libro manca un cattivo, un nemico da contrappore al buon Ludovico. La storia, gli eventi che costellano la crescita sua e degli italiani, sono nemici della società figlia della costituzione voluta dai partigiani. Quei nemici che la storia ha sconfitto e che Ludovico individua nuovamente nelle azioni terroristiche e propagandistiche degli anni 70. La famiglia di Ludovico saprà proteggerlo, dargli tutti gli strumenti per poter capire, per poter lottare.

    Alla fine del viaggio ne Il Nodo del tempo cosa spera che il lettore porti con sé, a livello emotivo o di riflessione?

    Sono certo che alla fine del viaggio resterà la consapevolezza che il bene porta altro bene, che bisogna impegnarsi per ottenere dei risultati, che occorre dare per ricevere. Assunta cresce e vive una esistenza che deve valere per tre, per se e per i suoi fratelli. Vittorio è un ragazzo che ha vissuto in un mondo ovattato e quando si scontra con il vulcano Assunta si scotta però impara a conoscerla e ad amarla per quello che è senza minimamente cercare di cambiarla, di fermare il suo impeto. Sandro rappresenta l’amicizia incondizionata, quella dell’infanzia, che si costruisce sulla fiducia. Sascha è quell’amicizia che nasce in età matura, ma di certo non meno sincera e appassionata. Alina è quel tormento che ti scuote dentro a cui non vuoi credere, per cui non eri disposto a lottare, prima di riconoscerlo, per il quale affronteresti il drago del castello, senza dubbi, senza esitazioni Il nodo del tempo non è un romanzo epico ma ognuno di noi può compiere azioni e gesta fuori dal comune. Siamo tutti eroi, ma non lo sappiamo fino a quando non sarà necessario esserlo, senza azioni eclatanti, senza prime pagine, nel solco del saper vivere e saper stare al mondo.


    Scopri di più da VOCI DI DOMANI

    Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

    “L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

    Italo Calvino

    Vocididomani.com