Senza pensarci troppo, Andrea Defronzo, Bookabook 2025, 127 pagine.

Può la voce di qualcuno che non c’è più raggiungerci un’ultima volta? Lo sa bene Stefano, un adolescente che sta per terminare il liceo e dare inizio alla propria vita da adulto, chiamato a fare i conti con la mancanza per antonomasia: quella del lutto. Un diario, degli oggetti in apparenza casuali e una chiave sono il lascito di nonna Elisa per suo nipote, briciole per provare a mostrargli un cammino. “Senza pensarci troppo” racconta di un tempo perduto, dimostrando come l’amore di chi non è più con noi possa manifestarsi in modi inaspettati, cercando di toccarci ancora una volta e lasciarci un ultimo insegnamento.

Buonasera Andrea, parliamo di lei: nella vita è un infermiere, come si è avvicinato alla scrittura e cosa l’ha spinta a scrivere un libro?

La lettura e la scrittura mi hanno sempre accompagnato nel corso degli anni. Già dalle medie, amavo l’idea di poter analizzare le azioni mie e degli altri. Le nostre riflessioni, rendendo tutto accessibile e costruendoci attorno delle storie. Con il tempo, tramite il mio lavoro, ho vissuto situazioni intense. Momenti nei quali i sentimenti hanno avuto un ruolo rilevante. Continuare a scrivere mi ha reso più consapevole. Trasformare in parole quello che ci si porta dentro non è semplice, però è stato un percorso di crescita personale e professionale. Amo ogni singolo momento dedicato alle parole. Nei libri si possono trovare le soluzioni per i problemi che ci attanagliano. Storie che possono aiutare a metterci nei panni degli altri, comprendendo le loro emozioni. Possono aiutarci a trovare la serenità che cerchiamo o ad aumentare la nostra comprensione verso il mondo che ci circonda. Con l’immaginazione si può arrivare ovunque e si può sfiorare qualsiasi sentimento. Il libro è un tramite che può portare ad avvicinarci ad una sensazione, seppur a volte temporanea, di felicità che, come cerco di far capire nel mio libro, è personale e assolutamente non negoziabile.

Il protagonista Stefano affronta la perdita di sua nonna Elisa. Cosa rappresenta per lei il legame fra loro e come ha voluto esplorare i temi del lutto e dell’amore fra nonna e nipote?

Parto col dire che i nonni, secondo il mio parere, sono un bene prezioso. Unico e insostituibile. Non tutti hanno la fortuna di poter vivere i propri nonni, di poter coltivare quel legame caratterizzato da connessioni emotive, tradizioni e valori. I nonni sono la memoria storica della famiglia. Dei sacrifici e delle difficoltà che hanno portato a costruire le fondamenta di legami indissolubili. I nonni ci aiutano a capire chi vogliamo diventare. Silenziosamente spianano la strada dinanzi a noi, per indicarci il giusto percorso da seguire. Stefano, tramite l’agenda della nonna, rivive un po’ quella memoria storica familiare di cui ho parlato. Prova empatia nei confronti di Elisa, rivive quello che ha passato lei. Elisa vuole insegnargli qualcosa e gli parla in maniera diretta, senza fronzoli o giri di parole. Questo è quello che fanno i nonni: tramite la loro esperienza, cercano di offrire ai loro nipoti consigli preziosi per fa si che la vita sia loro un po’ più lieve.

Il titolo Senza pensarci troppo suggerisce un’azione spontanea e istintiva. In che modo questo concetto riflette il percorso interiore di Stefano, in particolare nel momento della sua crescita e nel confronto con il dolore della perdita?

Stefano dovrà affrontare un viaggio personale che comporterà sfide significative e trasformazioni profonde. Affrontare la perdita di sua nonna e osservare il dolore direttamente in volto, lo porterà a dover rivedere le proprie prospettive e strategie di vita. Lui, inizialmente, non riesce a leggere l’agenda. Non ha elaborato il lutto a pieno. Questi momenti non sono facili da superare in solitudine. Un ruolo importante viene svolto dalla famiglia e dagli amici. Si creano relazioni più solide, più concrete. Si accettano le proprie debolezze ed i propri errori. La sofferenza fa parte della crescita. Elisa porta suo nipote a capire quanto sia importante riuscire a cogliere e vivere i momenti di felicità che la vita ci regala. Spesso tendiamo a rimuginare su queste situazioni, a pensare che non ci possa realmente capitare qualcosa di bello. Così facendo, lasciamo passare quell’attimo e perdiamo l’occasione di essere felici. Stefano dovrà ribaltare questa situazione. Non dovrà aver paura e dovrà affrontare tutte queste situazioni senza pensarci troppo.

Qual è l’aspetto del libro che vorrebbe rimanesse più impresso nella mente di chi lo legge?

La tematica a me più cara, che ho cercato di trattare in maniera decisa, è quella delle aspettative. Che siano esse genitoriali, familiari o di altra origine. Parlando di questa tematica, dico sempre una cosa: dobbiamo imparare a deludere. Potrebbe suonar strano, ma è così. Dobbiamo imparare a tradire le aspettative che gravano su ognuno di noi e liberarcene. Altrimenti continueremmo a soddisfare i bisogni di qualcun altro. Spesso sono i genitori a caricarci di pressione sociale o lavorativa. A spingere e a stimolarci, senza capire che spesso rischiano di ottenere l’effetto opposto. Dopotutto bisogna credere in quello che si fa. Assecondando le aspettative genitoriali, invece, si tende a creare qualcosa di molto distante da quelli che sono i nostri reali desideri, solo per paura di deludere il proprio papà o la propria mamma. Il ruolo del genitore è sicuramente molto complicato. Non esiste una linea guida o un percorso da seguire per essere un bravo genitore. A volte la frustrazione di questa situazione si riversa sui propri figli, tendendo così a spaventarli e a renderli meno autonomi. A qualsiasi età, bisogna riuscire a scappare da queste dinamiche tossiche. Bisogna capire realmente chi si è e cosa si vuole fare della propria vita, per non rischiare di deludere prima di tutto sé stessi.

E per il futuro ha già in mente nuovi progetti?

Il futuro è difficile da prevedere. Le incognite sono tante, però una cosa è certa: amo leggere e scrivere. Al momento sto innaffiando le radici di un secondo romanzo, con la speranza che con il tempo possa prendere luce. Ho alcune tematiche molto care che vorrei trattare, come in questo romanzo ho affrontato le aspettative e i rapporti nonni-nipoti. Il mio sogno è quello di raggiungere alcune case editrici che porto nel cuore e che portano dentro un patrimonio storico di valori e principi che condivido pienamente. Cercherò di fare del bene in maniera sempre diversa, ma senza farmi mancare grinta e determinazione.

Ognuno di noi merita un piccolo momento di felicità, almeno una volta nella propria vita.

Andrea Defronzo

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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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