Tattoografia: analisi di un tatuaggio (Golem Edizioni, 2025) è il nuovo libro a cura del torinese Omar Fassio uscito in tutte le libreria e store online in data 28 marzo per la casa editrice Golem Edizioni.

Nato dall’incontro di due psicologi, Omar Fassio e Manuella Crini, un tatuatore, Riccardo Filimbaia (in arte RickFil) e una fotografa, Madame Pagu, Tattoografia non è un saggio, non è un libro fotografico, non è una raccolta di testimonianze, bensì un viaggio attraverso la pelle che esplora mondi dolorosi ma anche speranze, promesse e riscatti.

Il tatuaggio diventa linguaggio, veicolo di una nuova narrazione di sé, per troppo tempo relegata a disagio psicofisico o vezzo estetico.

“I tatuaggi sono i sogni del corpo. Stanno alla pelle come i sogni stanno alla mente”.

omar fassio

L’arte del tatuaggio risale al periodo che va dalla Preistoria alla Storia ed è una componente dell’evoluzione umana. D’altra parte, nello sviluppo individuale ogni bambino, imparata a impugnare la penna, si scarabocchia volutamente le mani: sembra quindi esserci qualcosa di atavico nel volersi disegnare sulla pelle.

Il tatuaggio merita dunque un’attenzione maggiore da parte della psicologia perché l’accusa, avanzata fino a qualche decennio fa, di essere un sintomo di inquietudine, disagio o autolesionismo, è una lettura antiquata e superficiale.

L’ipotesi che affiora in Tattoografia è che i tatuaggi stiano al corpo come i sogni alla mente e, dunque, il curatore li analizza facendo emergere motivazioni, emozioni e desideri di chi li ‘indossa’, evidenziando come in ognuno di essi vi sia una storia che, per essere raccontata, ha bisogno di qualcosa di più delle parole.

Il libro è strutturato in una prima parte più didascalica ma mai accademica, seguita da una seconda parte, “Sulla mia pelle”, fatta di storie in prima persona e fotografie.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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