James Joyce è uno degli autori più innovativi e influenti del XX secolo, noto per il suo uso pionieristico del monologo interiore. Questa tecnica narrativa, che offre un accesso diretto ai pensieri e alle emozioni dei personaggi, è stata utilizzata da Joyce per esplorare la complessità della mente umana in modo senza precedenti. I suoi lavori principali, come “Ulysses” e “A Portrait of the Artist as a Young Man”, sono esempi magistrali di come il monologo interiore possa trasformare la narrazione letteraria.

Il monologo interiore, noto anche come flusso di coscienza, è una tecnica che cerca di catturare il flusso continuo e spesso caotico dei pensieri di un personaggio. Sebbene non sia stato inventato da Joyce, egli è sicuramente uno degli autori che l’ha portato a nuove vette di complessità e profondità. Nella letteratura precedente, i pensieri dei personaggi erano spesso presentati in modo più strutturato e filtrato. Joyce, invece, rompe con questa tradizione, permettendo ai suoi personaggi di esprimersi in modo spontaneo e non censurato.

“Ulysses”: Un Capolavoro del Monologo Interiore

“Ulysses”, pubblicato nel 1922, è considerato uno dei più grandi esempi di letteratura modernista e del monologo interiore. Il romanzo segue un giorno nella vita di Leopold Bloom, un ebreo irlandese, nella città di Dublino. Attraverso il monologo interiore, Joyce ci permette di entrare nella mente di Bloom, offrendo una rappresentazione ricca e dettagliata dei suoi pensieri, sentimenti e percezioni.

Uno degli episodi più celebri di “Ulysses” è il monologo finale di Molly Bloom, la moglie di Leopold. Questo passaggio, lungo e senza punteggiatura tradizionale, rappresenta il culmine della tecnica del flusso di coscienza. Molly riflette sulla sua vita, il suo matrimonio e le sue esperienze personali in un flusso di pensieri che cattura l’essenza della sua psiche in modo immediato e potente.
Il monologo interiore in Joyce presenta diverse caratteristiche distintive:

Linguaggio sperimentale: Joyce utilizza un linguaggio ricco e sperimentale, spesso giocando con le parole e la struttura delle frasi per riflettere il pensiero irregolare dei suoi personaggi.

Mancanza di punteggiatura: In molti passaggi, Joyce abbandona l’uso tradizionale della punteggiatura per creare un effetto di flusso ininterrotto di pensieri. Questo è particolarmente evidente nel monologo di Molly Bloom.

Associazioni libere: I pensieri dei personaggi si spostano liberamente da un argomento all’altro, spesso seguendo associazioni libere e personali piuttosto che una logica narrativa lineare.

Profondità psicologica: Attraverso il monologo interiore, Joyce esplora la psicologia dei suoi personaggi in modo profondo, rivelando le loro paure, desideri, insicurezze e speranze.


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“L’arte di scriver storie sta nel saper tirar fuori da quel nulla che si è capito della vita tutto il resto; ma finita la pagina si riprende la vita e ci s’accorge che quel che si sapeva è proprio un nulla.”

Italo Calvino

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